martedì 18 febbraio 2014

NUOVA LEGGE ELETTORALE

Intervista all’onorevole Alberto Pagani

On. Pagani, la legge elettorale per i non addetti ai lavori: quali sono i cambiamenti previsti dalla nuova proposta?
La legge elettorale che voteremo contiene le principali proposte avanzate dal Pd: un'impostazione che garantisce il bipolarismo e la stabilità, con il premio di maggioranza o il doppio turno di coalizione qualora nessuno raggiunga almeno il 37%, la diminuzione del potere di ricatto dei piccoli partiti. Poi, come in tutte le mediazioni, ci sono nell’accordo anche cose che non ci piacciono, come le liste bloccate ed il fatto che non è garantita la parità di genere. Proveremo a migliorare questi aspetti durante la discussione, con gli emendamenti.

Può spiegarci a che punto è la legge elettorale in parlamento?
Alla Camera sono state bocciate le pregiudiziale di incostituzionalità presentate dal M5S, da SEL e dai Fratelli d'Italia, e si dovrà cominciare a votare l'articolato.
C'era chi profetizzava, visto che le votazioni si svolgono tutte con il voto segreto, il sabotaggio della minoranza del PD, evocando il ritorno dei famigerati 101 che votarono contro Prodi.
Invece la minoranza si è comportata in modo serio e responsabile ed il PD ha votato in modo compatto ed unito. Forse i 101 erano altri.

Approvata la nuova legge, quale deve essere la strategia del PD?
Completare le riforme con il superamento del bicameralismo perfetto, che rallenta all'inverosimile l'attività del Parlamento, e la trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie. Di conseguenza si ridurrà il numero dei parlamentari perché resterà una sola Camera con la funzione legislativa, con il potere di votare la fiducia al Governo. Oltre al vantaggio in termini di efficienza e di stabilità sia del Parlamento che del Governo, ciò comporta anche un notevole taglio dei costi della politica, con il conseguente risparmio di spesa. Infine la riforma del titolo V della Costituzione, che regola i rapporti tra lo Stato e le autonomie locali, con il superamento delle attuali Province e tutto ciò che ne consegue.

E in particolare sul territorio di Ravenna?
Mi auguro che insieme ai Sindaci della Romagna si riesca a cogliere questa opportunità per realizzare finalmente il progetto di integrazione di questo territorio. Quando non ci saranno più le attuali Provincie, che saranno sostituiti da enti di coordinamento dei Comuni, credo che sarà indispensabile svolgere questo coordinamento sulla dimensione romagnola, perché la Romagna è già ora come una città di un milione di abitanti diffusa sul territorio, che il nuovo sistema istituzionale dovrà essere in grado di rappresentare adeguatamente.

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